In morte di Elio Vittorini

by - febbraio 12, 2014


Il 12 febbraio 1966, moriva a Milano, lo scrittore siciliano Elio Vittorini, nato a Siracusa il 23 luglio 1908. In occasione del 48° anniversario della sua morte, pubblichiamo uno scritto di Leonardo Sciascia: 

La notizia che Vittorini è morto me l’ha data Calogero Boccadutri: domenica mattina, tredici febbraio, appena uscito di casa. L’ultima volta che ho visto Vittorini abbiamo parlato, appunto, di Boccadutri. Come ogni volta mi ha domandato del vecchio compagno – “E Boccadutri, che fa Boccadutri?” – ma stavolta mi ha raccontato con più particolari la storia di come lo aveva conosciuto. Mandato dal Partito comunista a Caltanissetta, con una valigia piena di pubblicazioni clandestine, vi era arrivato di notte. Era tempo di guerra e gli toccò di passare la notte nella sala d’aspetto della stazione: affamato, paralizzato dal freddo. Appena fatto giorno salì in centro, dove già la sera prima avrebbe dovuto incontrare una persona che non conosceva e che non lo conosceva. E Vittorini ancora si chiedeva come avesse fatto Boccadutri a individuarlo così immediatamente e sicuramente, ad avvicinarglisi senza quelle precauzioni che allora erano elementari, considerando che un errore di persona poteva portare al carcere direttamente. Vittorini disse a Boccadutri della sua fame: e Boccadutri, che viveva solo, subito gli preparò un piatto di spaghetti. Il ricordo di quel piatto di spaghetti, alle otto del mattino, lo divertiva e lo commuoveva. E a sentirgliela raccontare a me veniva di pensare che attraverso Boccadutri, attraverso quel ricordo, Vittorini toccava uno dei punti dolenti della sua storia. Perché quando Togliatti con pesante ironia, liquidò le ultime battute della sua polemica con Vittorini intitolandole Vittorini se n’è ghiuto e suli ci ha lassato, era – appunto come Togliatti intendeva – Vittorini ad essere rimasto solo: ma non per aver perduto la compagnia di uomini come Togliatti, ma quella di uomini come Boccadutri.


Leonardo Sciascia, "Giovane critica" primavera del 1966


You May Also Like

1 commenti

  1. “I tempi principali di Conversazione in Sicilia e dell’opera di Vittorini erano due: l'adagio e l'allegro. "L'adagio" è dato dai temi più semplici accennati sin qui, il tema dell'infanzia, il tema del padre poeta e pover'uomo, il tema del treno merci e della cantoniera, il tema della disperazione degli uomini, ognuno col suo proprio diavolo sotto il cielo delle solitudini, il tema del fratello morto come lo ricorda la madre, il tema di questa Sicilia di dopo il Verga, nella quale gli uomini non hanno più cronaca e non hanno più le loro povere storie ma hanno un'unica storia umana che è poi quella dello stesso scrittore e della quale hanno anche loro imparato il significato [ ...]. "L'allegro" vive invece di temi molteplici, che si estendono su di una gamma assai vasta, dall'ironico al tragico, a cominciare dai colloqui di Coi Baffi e Senza Baffi, al lungo tema insistito delle visite in paese, al colloquio nel cimitero, alla danza dei coltelli, al coro finale del vino. […]. Quei due tempi fondamentali sopra accennati furono poi sviluppati ognuno in un libro a sé: ''Uomini e no''- Da queste brevi considerazioni richiamate con somma sintesi in fondo si regge il pensiero del Vittorini. Potremmo dire un siciliano come noi, che sente il profumo delle radici ed il senso nostalgico quand'è lontano e poi... quel giusto senso rivoluzionario che ha dentro e che di fronte al panorama sciatto della Letteratura riflesso di una vita pur essa piatta..., cerca di esplodere con un sol 'clarinetto'...! Ma nessun uomo è perfetto, intuisce che occorre l' Unità, la coalizione, la condivisione di uomini capaci di ribaltare la storia..., ma i tempi non gli hanno dato ragione...! Potremmo dire è come se fosse vissuto oggi..., tempo di enormi contrasti,indecisioni crisi d'identità e sberleffi...nelle premesse assurde e falsi...! Potremmo aggiungere che lo spirito dall'ironico e tragico è un piccola 'valvola ' di scarico per ancora non continuare a capire e concludiamo con una battuta alla Totò : '' Siamo uomini o caporali''... non sò se mi spiego...!!! Roberto Lo Presti @ -

    RispondiElimina