se chiama "Dick", 'o voglio bene assaie.
Si perdere l'avesse? Nun sia maie!
Per me sarebbe un lutto nazionale.
Ll 'aggio crisciuto comm'a 'nu guaglione,
cu zucchero, biscotte e papparelle;
ll'aggio tirato su cu 'e mmullechelle
e ll'aggio dato buona educazione.
Gnorsì, mo è gruosso.è quase giuvinotto.
Capisce tutto... Ile manca 'a parola.
è cane 'e razza, tene bbona scola,
è lupo alsaziano,è polizziotto.
Chello ca mo ve conto è molto bello.
In casa ha stabilito 'a gerarchia.
Vo' bene ' a mamma ch'è 'a signora mia,
e a figliemo isso 'o tratta da fratello.
'E me se penza ca lle songo 'o pate:
si 'o guardo dinto a ll'uocchiemme capisce,
appizza 'e rrecchie, corre, m'ubbidisce,
e pe' fa' 'e pressa torna senza fiato.
Ogn'anno, 'int'a ll'estate, va in amore,
s'appecundrisce e mette 'o musso sotto.
St'anno s'è 'nnammurato 'e na basotta
ca nun ne vo' sapè: nun è in calore.
Povero Dick, soffre 'e che manera!
Porta pur'isso mpietto stu dulore:
è cane, si ... . ma tene pure 'o core
e 'o sango dinto 'e vvene... vo 'a mugliera...
Traduzione:
“Ho un cane fenomenale, si chiama Dick e gli voglio molto bene. Se dovessi perderlo? Non dovesse mai accadere! Per me sarebbe un lutto nazionale. L'ho cresciuto come un bambino, con zucchero, biscotti e pappe. L'ho cresciuto con le briciole e gli ho dato una buona educazione. Sissignori! Ora è grande, è quasi un giovinotto Capisce tutto, gli manca soltanto la parola! E' un cane di razza, addestrato bene, è un lupo alsaziano, è un cane Poliziotto. Quello che adesso vi racconto è molto bello, in casa ha stabilito una gerarchia. Vuole bene alla mamma, che è mia moglie, e mio figlio lui lo tratta come un fratello, e di me pensa che io sia suo padre. Se lo guardo negli occhi, lui capisce, punta le orecchie, corre, mi ubbidisce e per far presto torna senza fiato. Ogni anno durante l'estate va in amore, s'immalinconisce e mette il muso. Quest'anno si è innamorato di una bassotta, che non ne vuole sapere di lui, non è in calore. Povero Dick, soffre, ed in che modo! Porta anche lui in petto questo dolore. E' un cane sì ... ma ha anche lui un cuore.. e il sangue nelle vene .. vuole una moglie...”
Questa poesia venne dedicata da Totò al suo pastore alsaziano Dick, un cane poliziotto in pensione che recitò con lui nel film “Totò a Parigi”. Oltre a Dick, l'attore si occupava di altri cani che accudiva personalmente. Aveva sempre avuto l'abitudine di andare a far visita ai cani ospitati in altri canili, li visitava a turno, sostenendoli economicamente. Si faceva accompagnare sempre da qualcuno, perché Totò era quasi completamente cieco. Finché nel 1965 decise di far costruire lui stesso un canile vicino Roma, che chiamò “L'ospizio dei Trovatelli”, dove venivano ospitati cani malati o feriti: si trattava di ben 220 cani cosiddetti "randagi", un termine questo che Totò non gradiva. Un canile per il quale spendeva quarantacinque milioni di lire all'anno. Eppure, tutti sappiamo che il Principe Antonio De Curtis, malgrado i titoli nobiliari, non navigasse nell'oro.
Lietta Tornabuoni, critico cinematografico, una volta lo accompagnò dai suoi amici a quattrozampe. In un articolo apparso su “La Stampa” ci regala un ricordo personale del rapporto che univa Totò ai suoi trovatelli, un amore reciproco: "Sceso dalla macchina venne accompagnato dall'autista alla rete metallica che circondava il terreno di giochi dei cani e aiutato a entrare. Una festa: gli si precipitarono addosso tutti insieme abbaiando, mugolando, scodinzolando, puntandogli le zampe sul cappotto. Lo riconoscevano, mentre Totò aveva la vista troppo danneggiata per riuscire a individuarli".
Come talvolta accade agli amanti e conoscitori dei cani, Totò non nascondeva di nutrire nei loro confronti un amore, una stima ed una simpatia maggiori rispetto ai sentimenti che nutriva nei confronti degli umani. Perchè per Totò "Il cane è quella cosa a metà strada tra un angelo e un bambino".
In una lunga intervista pubblicata da "L'Europeo" del 6 ottobre 1963 e condotta dalla scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, alla domanda sui motivi per i quali recitasse anche in film di scarsa qualità, il grande Totò rispose che doveva mantenere i suoi cani. Leggi l'intervista integrale qui.
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